Sono passati più di quattrocento anni dalla colonizzazione di Marte. Gigantesche megalopoli, sorte nelle zone equatoriali, ospitano milioni di abitanti, mentre stazioni orbitanti sostano perennemente sulle due lune del “pianeta rosso”. La colonizzazione è concepita dalle Multinazionali terrestri con l’obiettivo di creare un pianeta industriale dove concentrare tutte le forze produttive del sistema solare: Marte rappresenta, infatti, il luogo ideale per gli scambi minerari tra la Terra e le stazioni situate sugli altri pianeti. Lavoratori e impiegati si trasferiscono in blocco sul pianeta con la speranza di nuove prospettive di lavoro, ma si ritrovano prigionieri di un grande inganno.
Lungi dal rappresentare un mondo nuovo e migliore, Marte ha ereditato i peggiori aspetti della società terrestre, in particolare i mali dello sfruttamento, della corruzione, della tirannide. I cittadini marziani vivono una difficile esistenza in un mondo senza pietà, dove la violenza è di casa, dove la frattura tra ricchi e poveri è divenuta una voragine, e dove i più deboli non hanno scampo.
Nel tempo la popolazione accetta passivamente lo “status quo”, ma contemporaneamente si rafforza l’idea di cambiamento di coloro che non si sono lasciati incantare dalle false riforme e dal potere dell’élite. La ribellione si organizza politicamente e militarmente, capeggiata da uomini disposti a tutto pur di riconquistare la libertà. I ribelli sono perseguitati dalle forze dell’ordine, ed esposti all’opinione pubblica come isolati gruppi di terroristi fanatici che danneggiano gli interessi del popolo.